Avvisiamo gli utenti che il sito è in fase di aggiornamento.
Ci scusiamo per eventuali informazioni incoerenti o errate.

Ghiandole salivarie maggiori

Parotide

Le ghiandole salivarie maggiori che interessano l’otorinolaringoiatria sono la ghiandola parotide posta al lato della mandibola e di fronte al condotto uditivo esterno e la ghiandola sottomandibolare posizionata sotto al pavimento del cavo orale.

Esse producono la saliva necessaria per la detersione del cavo orale e per iniziare il processo di digestione degli alimenti.

La ghiandola parotide può presentare della patologie legate alla comparsa di tumefazioni al suo interno, queste tumefazioni nella maggior parte dei casi sono neoformazioni benigne: adenoma pleomorfo o cistoadenolinfoma che possono crescere a dismisura se lasciate a se stesse oppure degenerare verso forme maligne.

A carico della ghiandola parotide possono inoltre aumentare di volume i piccoli linfonodi contenuti nel suo interno o collocati a ridosso della ghiandola stessa. In più del 90% dei casi queste tumefazioni si trovano nella porzione superficiale della ghiandola: LOBOSUPERFICIALE.

Raramente, e soprattutto nelle tumefazioni a carattere maligno è interessato il lobo profondo.

La ghiandola parotide anatomicamente si divide in un lobo superficiale (80% del volume ghiandolare) ed un lobo profondo (20% del volume ghiandolare).

La divisione anatomica tra i due lobi è però virtuale ed è determinata dal decorso di un nervo importantissimo per la motilità dei muscoli facciali:il nervo facciale.

Il nervo facciale che , uscito dal cranio attraverso il forame stilo mastoideo, si divide in tre rami che attraversando la ghiandola danno la motilità ai muscoli orbicolari della palpebra ed ai muscoli orbicolari della bocca.

Il nervo facciale è quindi fondamentale per l’apertura e la chiusura dell’occhio e della bocca, nonché per l’espressione mimica della faccia.

Tutte le tumefazioni che vengono rilevate a carico della ghiandola parotide devono essere rimosse dopo aver effettuato alcuni esami di diagnostica strumentale: -ecografia del collo -tac con mezzi di contrasto -risonanza magnetica nucleare con gadolinio .

La FNAB (fine needle aspiration biopsy) è facoltativa. Personalmente sconsigliamo l’esecuzione di questo esame diagnostico perché molto spesso da risposte dubbie o francamente negativamente false, sviando il medico dalla corretta diagnosi.

A volte la FNAB può inquinare la parotide creando dei processi flogistici che poi complicano enormemente l’intervento chirurgico.

La regola che adottiamo nel nostro reparto è che TUTTE LE TUMEFAZIONI ANOMALE DELLA PAROTIDE VANNO RIMOSSE CHIRURGICAMENTE per i seguenti motivi:

  • la rimozione totale della tumefazione consente una diagnosi certa
  • la rimozione della tumefazione mediante parotidectomia superficiale consente di rimuovere anche le patologie multicentriche

La parotidectomia superficiale con la tecnica microchirurgica associata alla monitorizzazione neuronale del nervo facciale garantisce l’integrità anatomica e funzionale di questo nervo fondamentale per l’occhio, la bocca e l’espressione mimica.

La cicatrice che residua dopo questo intervento, se effettuato precocemente (cioè prima che le dimensioni del tumore superino i 3cm) , sono assolutamente accettabili dal punto di vista estetico e spesso scarsamente visibili.

Le complicanze di questa chirurgia sono principalmente legate al traumatismo chirurgico del nervo facciale che può andare incontro ad una paralisi temporanea che normalmente si risolve spontaneamente in un arco variante di tempo che va da 15 giorni a 3 mesi.

Un’altra complicanza è l’ematoma post-chirurgico che però si risolve nell’arco di alcune settimane.

GHIANDOLA SOTTOMANDIBOLARE

La ghiandola sottomandibolare presenta spesso delle malattie infiammatorie conseguenti alla calcolosi salivare.

Alcuni soggetti, a causa di una particolare flora microbica orale, presentano una contaminazione retrogada del dotto salivare (dotto di Wharton); la ghiandola può infettarsi totalmente e possono formarsi delle concrezioni calcaree all’interno del lume del dotto con la conseguente impossibilità per la saliva di uscire.

Ne consegue che la ghiandola e tutta la regione sottomandibolare si gonfia accompagnata da dolore intenso.

L’infiammazione della ghiandola può estendersi anche ai tessuti limitrofi sfociando in un ascesso sottomandibolare o in un flemmone del collo.

La terapia antibiotica e cortisonica rappresenta in primo intervento terapeutico d’urgenza passando successivamente alla rimozione del calcolo o dei calcoli ostruenti il dotto per via del cavo orale (MARSUPIALIZZAZIONE DEL DOTTO DI WHARTON).

Nel caso questo procedimento chirurgico endo orale di minima fosse inefficace è necessario rimuovere chirurgicamente la ghiandola sottomandibolare attraverso una incisione molto bassa della cute del collo.

L’ incisione della cute del collo e’ necessaria per rispettare il ramo marginale del nervo facciale che da la motilità del muscolo orbicolare della bocca e dei muscoli dell’espressione mimica della stessa.

A volte è possibile asportare completamente la ghiandola per via del pavimento orale, ma questo procedimento risulta particolarmente complesso e indaginoso, non privo di pericoli per le complicanze emorragiche che possono verificarsi.

Alcuni autori propongono la frammentazione dei calcoli salivari mediante ultrasuoni ma questa procedura è stata oramai abbandonata da quasi tutti i centri in quanto non risolve il problema della calcolosi recidivante che alla fine costringe il paziente ad optare per in trattamento chirurgico radicale.